Da Luca Uccellini
Premetto che vado in bici solamente per puro divertimento senza alcuna velleità agonistica e ad andatura più che turistica, ma partecipare alla Maratona dles Dolomites per me è stato sempre un obiettivo da raggiungere, e quest’anno per la quarta volta ci sono riuscito. La Maratona dles Dolomites, giunta alla 30esima edizione, lo scorso 3 luglio ha visto prendere il via all’alba da La Villa, in Alta Badia, stavolta non come lo scorso anno con i primi raggi di sole a colorare le cime visto che aveva smesso di piovere da poco ed il cielo era coperto di nubi, oltre 9000 amanti della bicicletta provenienti da 62 nazioni, a fronte di oltre 32000 richieste di partecipazione giunte agli organizzatori. Si perché per partecipare bisogna passare per una sorta di lotteria ed essere tra i fortunati estratti, praticamente in ambito podistico come per la Maratona di New York: la prima volta che ho partecipato, nel 2012, è stato così anche per me, poi nelle edizioni successive grazie all’accredito stampa come giornalista riesco a garantirmi il pettorale senza problemi anche se devo presentare al comitato organizzatore gli articoli pubblicati. La manifestazione si svolge nell’incomparabile scenario delle Dolomiti, patrimonio mondiale Unesco, con partenza appunto da La Villa ed arrivo a Corvara e si articola su tre percorsi, interamente chiusi al traffico veicolare, che toccano le valli ladine della zona, Badia, Fodom, Fassa, Gardena, Ampezzo: il Sellaronda (o Corto) di 55 Km. con un dislivello complessivo di 1780 mt, il Percorso Medio di 106 Km. e dislivello di 3090 mt, ed il Percorso Maratona (il Lungo) di 138 Km. e 4190 mt. di dislivello. Nei vari percorsi si affrontano i Passi dolomitici che hanno fatto e fanno tuttora la storia del ciclismo: Campolongo, Pordoi, Sella, Gardena per il corto, poi ancora Campolongo, Falzarego e Valparola per il medio,Campolongo, Giau, Falzarego e Valparola per la Maratona. Io, una vita da podista agonista e ciclista a tempo perso e solo per il gusto di pedalare, ho optato, come lo scorso anno, per il percorso medio, quello di 106 chilometri. Per affrontare questa prova, qualunque sia il percorso scelto, ritengo che lo spirito migliore sia quello di godersela lasciando da parte ogni stimolo agonistico; pedalare in tutta tranquillità in uno scenario simile, assaporare il silenzio intorno a te, sentire solo il rumore della catena che scorre e il fischio delle marmotte in mezzo ai prati pieni di fiori, vedere chilometri di strada a tornanti davanti e dietro di te colorata da una infinita carovana multicolore, le mucche che puntuali ogni anno al 23esimo tornante del Pordoi ritrovi sdraiate a bordo strada che osservano i ciclisti sbuffare ma silenziosamente tifano per te, uscire dal quarto tornante del Sella, pendenza intorno al 13%, e vedere davanti a te il bianco della Marmolada, arrivare in cima ai mitici Passi e fermarsi ai ristori dove si trova di tutto e di più, ma anche per ristorare lo spirito guardando le vette che ti circondano, beh è un qualcosa di cui ti ricorderai a lungo e che ti fa sentire soddisfatto, sono emozioni che si susseguono chilometro dopo chilometro e che ti fanno dimenticare la fatica, che poi è una fatica positiva che quando tagli il traguardo rimpiangi che sia terminata!. Ogni anno poi la Maratona si lega a un tema preciso: l’argomento scelto per celebrare i trent’anni era il “viaggio”, inteso come scoperta, come dialogo, come contaminazione, come guarigione. Del resto la Maratona è partita tanto tempo fa e non si è mai fermata, in un viaggio continuo alla ricerca del bello, della condivisione di un patrimonio unico come quello delle Dolomiti, patrimonio che va sempre più rispettato, tutelato, protetto e salvaguardato perché appartiene a tutti. Questa è stata la mia Maratona dles Dolomites, un susseguirsi di immagini, tante, emozioni, ancora di più, suoni (i corni di montagna sul Passo Pordoi e lo schioccare delle fruste sul Campolongo), sapori (lo strudel di Gerhard poco prima di Passo Gardena non ha prezzo, offerto da due bambine con i loro vestiti tradizionali!) sicuramente il top degli eventi ciclistici amatoriali, che dal vice direttore della Gazzetta dello Sport durante la conferenza stampa di presentazione il sabato pomeriggio è stata paragonata alla maratona di New York. E poi ogni volta questa manifestazione si lega anche a uno o più progetti benefici, raccogliendo somme di denaro che vengono puntualmente impegnate per realizzare appunto progetti sia In Italia che nei Paesi più svantaggiati del mondo e che puntualmente sono rendicontati e resi visibili ogni volta; insomma, la Maratona dles Dolomites è per un ciclista, ma sicuramente anche per qualunque sportivo praticante, un appuntamento cui partecipare almeno una volta in carriera, è un modo diverso di andare in bicicletta in mezzo a tanta gente in un palcoscenico, quello dei Monti Pallidi, unico al mondo, con o senza spirito agonistico, ma con un ritorno di sensazioni certamente indelebili. E lo sottolineo ancora una volta, al di là delle singole prestazioni cronometriche, per me, ma credo per tutti, la grande soddisfazione e la consapevolezza di essere stati protagonisti di un evento mondiale che va ben oltre il puro ambito agonistico, di un su e giù mozzafiato e trita gambe che però offre a chi li sa cogliere, pur nel pieno dello sforzo, momenti, immagini e suoni che solo la montagna sa offrire.
Leggi anche gli articoli di Luca sul sito Endas Umbria e su Endas – Le Regioni Informano